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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 7
 
originale
 
7. Sic oraculi venerabilis fine prolato numen invictum in se recessit. Nec mora, cum somno protinus absolutus pavore et gaudio ac dein sudore nimio permixtus exsurgo summeque miratus deae potentis tam claram praesentiam, marino rore respersus magnisque imperiis eius intentus monitionis ordinem recolebam. Nec mora, cum noctis atrae fugato nubilo sol exsurgit aureus, et ecce discursu religioso ac prorsus triumphali turbulae complent totas plateas, tantaque hilaritudine praeter peculiarem meam gestire mihi cuncta videbantur, ut pecua etiam cuiusce modi et totas domos et ipsum diem serena facie gaudere sentirem. Nam et pruinam pridianam dies apricus ac placidus repente fuerat insecutus, ut canorae etiam aviculae prolectatae verno vapore concentus suaves adsonarent, matrem siderum, parentem temporum orbisque totius dominam blando mulcentes adfamine. Quid quod arbores etiam, quae pomifera subole fecundae quaeque earum tantum umbra contentae steriles, austrinis laxatae flatibus, germine foliorum renidentes, clementi motu brachiorum dulces strepitus obsibilabant, magnoque procellarum sedato fragore ac turbido fluctuum tumore posito mare quietas adluvies temperabat, caelum autem nubilosa caligine disiecta nudo sudoque luminis proprii splendore candebat.
 
traduzione
 
Posto fine all'augusta profezia l'invitta divinit? scomparve. Quanto a me mi ritrovai all'inpiedi che il sonno era a un tratto scomparso, pieno di spavento e di gioia insieme tutto madido di sudore e, ancora stupefatto per l'apparizione cos? netta di quella potente dea, corsi a bagnarmi nell'acqua del mare deciso a obbedire ai suoi precisi ordini e ripetendo a mente, una dopo l'altra, le sue istruzioni. Appena la cupa oscurit? della notte si dilegu? e il sole dorato apparve, la gente cominci? a riempire le strade per la processione religiosa, quasi come per un trionfo e a me sembrava che non soltanto io fossi contento ma che ogni cosa all'intorno spirasse gioia e alle grezza, che gli animali, la citt?, l'aria stessa nel suo aspetto sereno, partecipassero di quella letizia. Alla fredda umidit? della notte era succeduto, infatti un giorno sereno, pieno di sole, tanto che gli uccelli, rallegrati dal tepore primaverile, s'eran messi dolcemente a cantare festeggiando anch'essi piacevolmente la madre degli astri, la signora delle stagioni, la regina di tutto l'universo. Anche gli alberi, sia quelli fecondi di frutti che quelli sterili contenti soltanto di fare ombra, si aprivano alla brezza di Austro, rifulgenti dei teneri germogli delle foglie, sussurranti dolcemente al lieve dondolio dei loro rami s'era quietato il gran tumulto delle tempeste s'era placato il torbido ribollire dei flutti e il mare rompeva calmo sul lido. Il cielo, sgombro di nuvole e di nebbie, brillava nel puro e sereno splendore della sua luce.
 

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